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Dove nascerà il mio bambino? I 3 livelli di assistenza e di servizio perinatale

Trascorsa la prima parte della gravidanza la futura mamma inizia a porsi la seguente domanda: “Dove nascerà mio figlio?” Dove nascerà

La risposta dipende da molte variabili: da come si immagina il parto, dal luogo di residenza, da ciò che la mamma ritiene sia prioritario in quel momento, dalle condizioni della gravidanza, se fisiologica o patologica. 

Molte donne sognano di partorire in casa ma poi per ragioni di sicurezza optano per ospedali e cliniche.  

Anche in quest’ultimo caso le possibilità sono tante: dal grande centro ospedaliero specializzato, in grado di affrontare ogni eventuale complicazione, al piccolo centro (ospedale di città o di provincia) e alla casa parto, dove si privilegia il rapporto umano e personale, per finire con il parto a casa propria con l’ostetrica. 

Ogni struttura sanitaria è tenuta a rilasciare una Carta dei Servizi dove si dichiarano i livelli qualitativi dei servizi erogati ed eventuali speciali accreditamenti, come ad esempio la certificazione ISO 9000 (ospedali con il bollino blu). 

Per poter valutare l’assistenza offerta da ospedali, cliniche, punti nascita, la normativa ci viene incontro e suddivide il tipo di assistenza in 3 livelli

In termini tecnici si chiamano “unità funzionali perinatali” i reparti di ostetricia e ginecologia, divisi nei 3 livelli di assistenza e cure che sono in grado di offrire.  

I requisiti e gli standard sono stati stabiliti a partire dagli anni ‘90 nei vari piani sanitari di assistenza nazionale sulla salute, successivamente definiti negli anni 2000 attraverso vari decreti-legge e codificati in linee guida negli “Standard organizzativi per l’assistenza perinatale”, pubblicati dalla SIN (Società Italiana di Neonatologia). 

Nel disegno di legge del 2013 (Legislatura 17ª - n. 469), articolo 2.2, si afferma: 

L'assistenza ospedaliera al neonato è articolata su tre livelli di cura: 

  1. a) cure di I livello per neonati sani, con una disponibilità di quindici posti letto per mille nati vivi;
  2. b) cure di II livello, con una disponibilità di 4,5 posti letto per mille nati vivi, oltre alle culle destinate ai neonati sani;
  3. c) cure di III livello, definite cure intensive, con una disponibilità di un posto letto per settecentocinquanta nati vivi, e cure intensive con una disponibilità di due posti letto per ogni posto letto di terapia intensiva neonatale, oltre alla disponibilità di posti letto adeguati all'utenza bisognosa di cure del I e del II livello di cure, e di posti letto supplementari per i neonati bisognosi di chirurgia neonatale rapportati all'utenza.

Vediamo in breve che cosa comporta ogni livello in termini di assistenza e cura per unità perinatale.

PRIMO LIVELLO: CURE MINIME

Sono inserite in questo livello le unità perinatali che, in assenza di patologie accertate, controllano la gravidanza a basso rischio, garantendo il diritto della madre di vivere il parto come evento naturale, con adeguati livelli di sorveglianza della progressione del travaglio-parto e del benessere fetale e neonatale, mediante l’utilizzo di strumenti idonei.
Possono curare disturbi di lieve entità come l’ittero.
Sono dotate di culle termiche. 

SECONDO LIVELLO: CURE MEDIE

Sono inserite in questo livello le unità perinatali che assistono gravidanze e parti a rischio e neonati con patologia che non richiedono il ricovero in terapia intensiva. La “sala travaglio e parto” è considerata luogo di assistenza intensiva.
Possono assistere prematuri tra la 32° e la 37° settimana, e comunque non oltre un peso minimo di riferimento.
Alcuni centri di secondo livello che presentano condizioni ottimali, in termini di attrezzature, organici e competenze, vengono riconosciuti unità ospedaliere “di II livello +” e possono assistere neonati pretermine a partire dalle 30 settimane di età gestazionale e di peso superiore a 1250 grammi. 

TERZO LIVELLO: CURE INTENSIVE

Sono inserite in questo livello le unità perinatali che assistono gravidanze e parti a rischio elevato e i nati patologici, compresi quelli che necessitano di terapia intensiva.
Sono in grado di assistere prematuri nati prima della 32° settimana. 

In conclusione, quali sono le riflessioni che la futura mamma dovrà fare prima di scegliere dove nascerà il suo bambino? 

  1. Se c’è qualche problema o patologia meglio una grande struttura ospedaliera. I primi minuti dopo la nascita sono cruciali per la salute del piccolo. Un grande ospedale offre sicurezza ed esperienza degli operatori, nonché un reparto di terapia intensiva neonatale. In genere è possibile effettuare l’analgesia epidurale 24 ore su 24. Tra i contro c’è la possibilità che il rapporto umano medico/operatore e paziente ne risenta, magari anche solo perché si viene seguite spesso da persone diverse.
  2. In assenza di problemi meglio scegliere un centro perinatale di media grandezza, con circa 1000-1500 parti all’anno. Si garantisce così sia l’esperienza degli operatori sanitari, sia una dimensione più accogliente e rilassata. Le unità con più di 1000-1500 parti all’anno sono in grado di gestire al meglio eventuali complicazioni e di intervenire prontamente organizzando un cesareo in pochi minuti. Una volta nato il bimbo, sono in grado di offrirgli le prime cure e, se necessario, di trasferirlo in un Centro dotato di Terapia Intensiva Neonatale. 

Contro: se l’ospedale fosse piccolo (meno di 600 parti annui) meglio informarsi prima sul tipo di assistenza offerta in caso di complicazioni.

  1. Se si desidera un trattamento “personalizzato” e più comfort e si ha la possibilità si può optare per una clinica privata, il cui tipo di assistenza è simil “alberghiero”. Scelta che a volte intraprende chi ha un’assicurazione sanitaria che rimborsa tutte le spese. Anche qui si dovrà sempre valutare la grandezza della struttura e il numero di parti annui per orientarsi sull’esperienza degli operatori. Si valuti anche il tasso d’incidenza dei parti cesarei che statisticamente aumenta nelle cliniche private.
  2. Quando il travaglio non presenta rischi e si vuole un ambiente familiare meglio la casa del parto o il parto tra le mura di casa propria con l’ostetrica. Il “sogno proibito” di molte mamme in attesa, a cui si rinuncia per paura di complicazioni e per il parere contrario di molti ginecologi e pediatri. Certo a casa l’intimità è assicurata così come il rispetto dei tempi e dei ritmi naturali della nascita fisiologica. Il rischio di subire manovre, episiotomia, posizioni obbligate è ridotto. È comunque importante avere un ospedale di riferimento in cui recarsi velocemente in caso di complicazioni. La casa parto è un’alternativa a chi non vuole stare nel proprio appartamento. Si tratta di un’abitazione privata in cui le ostetriche assistono più mamme. 

In Italia, di 559 punti nascita, 289 assistono meno di 800 parti all’anno. Infine, l’obiettivo del Ministero della Salute è quello di ridurre il tasso di cesarei, che in Italia ha raggiunto il 38%, superando di gran lunga la soglia del 15-20% raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.  

È infatti stata stabilita una razionalizzazione dei punti nascita, che prevede la chiusura dei reparti che assistono meno di 500 parti all'anno e l'accorpamento di quelli con meno di 1000 nascite, in modo da garantire le migliori condizioni di assistenza in caso di emergenza senza ricorrere subito al cesareo. 

Fonti: 
  • Senato.it - https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/0/700989/index.html?part=ddlpres_ddlpres1-articolato_articolato1  
  • Corriere.it - https://quimamme.corriere.it/parto/preparazione/parto-quando-considerare-un-ospedale-sicuro  
  • Standard organizzativi per assistenza perinatale della SIN - https://www.sin-neonatologia.it/wp-content/uploads/2022/05/Standard-Organizzativi-per-lAssistenza-Perinatale_DIGITALE_21-10.pdf


Data di pubblicazione: 21/02/2024