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Cos’è la TOXOPLASMOSI? Come comportarsi in gravidanza?

La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita, il toxoplasma gondii, che negli individui adulti non porta complicazioni né sintomi particolari.

Se contratta durante una gravidanza però espone il feto a rischi quali danni al sistema nervoso, lesioni oculari o addirittura l’aborto spontaneo.

 

SVILUPPO DELL’INFEZIONE
La toxoplasmosi è caratterizzata da due fasi:
1)    La fase primaria, che dura settimane o mesi in cui il parassita si trova nel sangue o nei linfonodi. In questa fase si possono sperimentare anche dei sintomi come ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa e, a volte, febbre e ingrossamento di milza e fegato.
2)    La seconda fase della toxoplasmosi è detta “postprimaria” ed è caratterizzata dall’assenza di sintomatologia, sebbene il parassita continui ad infestare l’organismo, in particolar modo i muscoli e il cervello.
Il soggetto che contrae la toxoplasmosi resta poi immune per tutta la vita, in quanto sviluppa anticorpi e linfociti specifici.
Attualmente non si dispone di un vaccino, quindi non è possibile evitarla con certezza assoluta, ma esistono una serie di accorgimenti che possono aiutare a prevenirla.

 

EVITARE LA TOXOPLASMOSI    
Alcuni alimenti sono i principali portatori di questo parassita, che viene veicolato in particolar modo dai gatti randagi. Questi si infettano mangiando uccelli e topi contaminati e, defecando sul terreno, rilasciano il toxoplasma gondii.
Le misure preventive sono:
•    Evitare assolutamente qualunque tipo di carne poco cotta e lavarsi molto bene le mani dopo averla toccata.
•    Lavare molto bene le stoviglie che sono state a contatto con carne cruda.
•    Congelare la carne (compresi gli insaccati) ad una temperatura inferiore ai -12,5°.
•    Non manipolare o venire a contatto con la terra degli orti e dei giardini dove potrebbero aver defecato animali infetti. Utilizzare sempre i guanti.
•    Anche la frutta e la verdura fresca devono essere lavate accuratamente, meglio se con un disinfettante per alimenti.
•    Se in casa è presente un gatto, bisogna evitare di farlo uscire per evitare il contagio.
•    Pulire molto bene la lettiera (facendo sempre attenzione ad indossare i guanti).
•    Nutrirlo con cibi secchi o comunque ben cotti.
 
COSA FARE SE SI CONTRAE LA TOXOPLASMOSI IN GRAVIDANZA
In caso di contagio durante una gravidanza, è possibile evitare di trasmettere l’infezione al bambino sottoponendosi ad una terapia antibiotica mirata.
La più diffusa è la spiramicina, sostanza ben tollerata sia dalla madre che dal feto.
In generale comunque, la terapia dipende dal momento della gravidanza in cui è stata contratta la malattia.
Effettivamente, le probabilità che la madre trasmetta al feto l’infezione aumentano con l’avanzamento della gravidanza: se la gestante contrae la toxoplasmosi dopo le 16-24 settimane, ci sono ottime probabilità che il bambino sia normale alla nascita.
I feti contagiati nelle prime settimane invece, rischiano le conseguenze più gravi.
Invece quali conseguenze ci sono se la toxoplasmosi viene contratta dal feto a inizio gravidanza?
Le patologie portate dalla toxoplasmosi in caso di contagio racchiudono:
•    Interruzione spontanea della gravidanza
•    Idrocefalia
•    Lesioni cerebrali causa di ritardo mentale ed epilessia
•    Problemi alla vista che possono degenerare fino alla cecità
È opportuno dire però, che con le cure attuali, almeno il 90% dei bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi evidenti.

 

COME DIAGNOSTICARE LA TOXOPLASMOSI
Prima di tutto si deve scoprire se si ha già avuto in passato la toxoplasmosi, cioè prima di iniziare una gravidanza. Questo è possibile con il toxo-test, un semplice esame del sangue da fare nel momento in cui si scopre di aspettare un bambino.
Se il test dovesse risultare positivo, l’infezione potrebbe essere in corso oppure potrebbe indicare che si ha avuto la malattia in passato ed essere quindi immuni.
Se il test dovesse essere negativo, e quindi il rischio di contrarre la malattia è presente, si dovranno prendere tutti gli accorgimenti del caso e ripetere il test ogni mese e mezzo per tutta la durata della gravidanza.

 

FONTI: SaperiDoc, ISS Istituto Superiore di Sanità