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Smog cittadino in gravidanza, rischio di parto prematuro

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che c’è un legame molto stretto tra l’inquinamento atmosferico e alcune complicazioni della gravidanza e della nascita.

Anche se la documentazione non può ancora considerarsi esaustiva riguardo gli effetti di emissioni tossiche specifiche, una cosa è ormai certa: il rischio di parto prematuro è direttamente proporzionale all’esposizione della donna ad alti livelli di smog da traffico durante la gravidanza. Secondo gli studi recenti, infatti, il rischio di parto prematuro aumenta fino al 30% per le gestanti che vivono in zone con molto traffico, come le metropoli e le grandi città.

Uno studio epidemiologico pubblicato sulla rivista Environmental Health, per esempio, condotto dai ricercatori dell'Università della California, ha dimostrato che nella contea di Los Angeles (una delle metropoli più inquinate degli Stati Uniti) l'esposizione all'inquinamento atmosferico può rappresentare un fattore di rischio capace di accorciare la durata della gravidanza.

Gli scienziati californiani, guidati dall'epidemiologa Beate Ritz, hanno raccolto i dati di centomila neonati venuti alla luce tra il 2004 e il 2006, all’interno di un raggio di otto chilometri dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria, inserendo poi nello studio anche i dati sullo smog rilevati dalle centraline. Dall'analisi statistica è emerso che tra le sostanze inquinanti più pericolose ci sono gli “idrocarburi policiclici aromatici”, prodotti dalla combustione dei derivati del petrolio. È proprio l’inalazione di queste sostanze che può aumentare il rischio di parto prematuro fino al 30%. Le altre sostanze più tossiche in assoluto sono i carburanti: le particelle di nitrato d'ammonio rappresentano un aumento del rischio pari al 21%, il benzene e le polveri sottili prodotte dagli scarichi dei diesel al 10%.

Dalla ricerca è anche emerso che la posizione geografica e il periodo dell’anno sono elementi fondamentali nella misurazione dell’inquinamento: in inverno aumentano le concentrazioni di queste sostanze, mentre diminuiscono in estate e vicino al mare. Servendosi di tre diverse fonti di informazioni, questo studio mette a disposizione nuove evidenti dimostrazioni su come l’esposizione allo smog derivante dal traffico delle auto influenzi le nascite premature nel sud della California.

È uno studio che però presenta diversi limiti. Manuela Wally Ossola, responsabile del reparto di patologia della gravidanza della clinica Mangiagalli di Milano, ha dichiarato: “Lo studio californiano fornisce dei dati importanti, perché è stato condotto su un campione molto vasto, ma è necessario essere cauti nel trarre conclusioni. Si può ipotizzare che lo smog favorisca lo stress ossidativo e la produzione di molecole proinfiammatorie a livello dell'utero materno e della placenta, proprio come accade nell'apparato respiratorio, ma servono ulteriori studi che lo dimostrino, andando a verificare, per esempio, se si hanno delle significative variazioni biochimiche e metaboliche nel distretto utero placentale”.

Un altro limite della ricerca è il fatto che sia stata presa in esame per la maggior parte una popolazione di donne gravide immigrate, per lo più di origine ispanica. Queste vivono in condizioni economiche disagiate e hanno difficoltà d'accesso alle cure del sistema sanitario, dettagli che potrebbero influenzare negativamente il rischio di nascite premature. Un'altra limite sta nel fatto che i ricercatori californiani non hanno preso in considerazione informazioni come il vizio del fumo nelle future mamme, fattore molto importante che può aver contribuito al parto pretermine.

Gli studi futuri dovrebbero porre l’accento sullo sviluppo di piani locali e regionali, per aiutare meglio gli enti governativi a decidere le nuove regolamentazioni ambientali per il controllo dell’inquinamento dell’aria.

Inoltre, diversi studi mostrano come l’uso di integratori multivitaminici riduca il rischio di parti prematuri. Ad esempio secondo uno studio reso noto da Federsalus e pubblicato sull’American Journal of Clinic Nutrition l’uso di integratori multivitaminici nel periconcepimento riduce il rischio di parti prematuri di bambini sottopeso e o con problemi di sviluppo. La ricerca condotta dall’Università di Aarhus (Danimarca) in collaborazione con l’Università di Pittsburgh (USA), mostra come l’assunzione di integratori multivitaminici nel periconcepimento avrebbe ridotto del 16% il rischio di parto prematuro e del 17% l’eventualità di dare alla luce bebè sottopeso rispetto al periodo di gestazione. Questi dati fanno riferimento solo alle gestanti normopeso. Non si sono registrate variazioni nelle gestanti sovrappeso.


Fonti:

  • Environmental Health - https://ehjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/1476-069X-10-89
  • Quotidiano Sanità - https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=5213

 

Ultima revisione: 27/10/2023