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09/02/2022 -

Qual è l'effetto della pandemia sullo sviluppo del cervello dei bebè?



In un articolo, apparso sulla rivista Nature, si fa il punto sullo stato di salute dei bambini nati negli ultimi due anni di pandemia, la cosiddetta “generazione Covid”.

I dati dello studio mostrano che il principale effetto della pandemia e del lockdown sullo sviluppo neurologico dei bambini, si è manifestato in un aumento dello stress e nella scarsa interazione sociale. Questo ha rallentato in qualche modo lo sviluppo delle capacità fisiche e mentali dei bambini.

Anche se, gli autori commentano, questi eventuali ritardi cognitivi e motori possono essere recuperati grazie al fatto che i bambini in genere sono dotati di grande resilienza.

Secondo i pediatri, i neonati e i bambini sono il prodotto dell'ambiente nel quale nascono e crescono; pertanto, chi è nato da marzo 2020 in poi ha risentito del clima pandemico vissuto dai loro genitori e dalle restrizioni sanitarie vigenti.

Uno studio dell'ospedale per bambini Presbyterian Morgan Stanley di New York e della Columbia University ha mostrato differenze di sviluppo neurologico tra il gruppo dei piccoli nati negli ultimi due anni rispetto a quelli sottoposti agli stessi controlli prima della pandemia.

In particolare, nei bambini appartenenti alla “generazione Covid” è stato riscontrato un ritardo nella comunicazione e nelle capacità motorie dei bambini fino a sei mesi di età.

Sul risultato dello studio sembra non incidere il fatto che i genitori abbiano contratto il virus Sars-Cov2 oppure se il neonato stesso sia stato contagiato, quanto piuttosto l'ambiente nel quale sono nati e cresciuti.

Una volta nati, i bambini avrebbero risentito di una minore interazione con i propri genitori, meno inclini a parlare con loro e per certi versi più chiusi emotivamente a causa del contesto pandemico, il che ha rallentato in qualche modo lo sviluppo delle capacità fisiche e mentali del proprio figlio.

Secondo gli studiosi, anche il lockdown e il distanziamento, contribuendo ad isolare famiglie e neonati, hanno significato meno interazioni sociali e meno tempo di gioco.

Altri studi eseguiti dall’Università di Calgary in Canada e dalla Fondazione IRCCS Mondino di Pavia hanno riscontrato che ad incidere in modo determinante sui neonati sia stato lo stato di ansia o depressivo delle donne in gravidanza, aumentato notevolmente durante la pandemia.

Anche altre ricerche del passato avevano mostrato l’associazione tra depressione prenatale, cambiamenti cerebrali nei piccoli e comportamento aggressivo e iperattivo in età prescolare.

Infine, secondo lo studio di Nature la scuola è sempre meglio in presenza, anche se con la mascherina. Sembra infatti che portare il dispositivo sanitario anche nei più piccoli non interferisca con la percezione emotiva e linguistica.

Concludono quindi gli autori, che la capacità di adattamento dei bambini alle nuove condizioni e regole derivanti dalla lotta al Covid, sia a scuola che nelle attività quotidiane, lascia ben sperare sul loro pieno recupero dei ritardi cognitivi e motori riscontrati.
Per pediatri e ricercatori, il miglior aiuto che possiamo dare ai nostri bambini è quello di stimolarli, giocare con loro, parlarci, leggere storie e soprattutto farli frequentare i loro coetanei.

Fonte: Agenzia di Stampa AGI