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17/12/2024 -

Carenza di ferro in gravidanza: l’importanza di un migliore screening



Un recente studio scientifico, dal titolo “Longitudinal Evaluation of Iron Status during Pregnancy: A Prospective Cohort Study in a High-Resource Setting”, mette in luce l'importanza di un migliore screening per far fronte alla crescente preoccupazione per la carenza di ferro nelle donne in gravidanza.
La ricerca, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, mette anche in evidenza che tale condizione è presente in contesti ad alto reddito e non è solo un problema limitato ai paesi a basso reddito.

In gravidanza il fabbisogno di ferro della donna aumenta di circa 10 volte per sostenere lo sviluppo fetale e soddisfare le proprie richieste fisiologiche. Inoltre, circa il 50% delle donne che iniziano una gravidanza hanno già delle riserve di ferro molto basse.

L'anemia in gravidanza è associata a gravi rischi, tra cui emorragia post-partum, parto pretermine e problemi di sviluppo per il neonato. Anche in assenza di anemia, la carenza di ferro materna può avere effetti negativi a lungo termine sullo sviluppo neuro-cognitivo del bambino.

Nonostante questi pericoli, uno screening sistematico per la carenza di ferro durante la gravidanza non si è universalmente diffuso e non esiste un consenso internazionale sui criteri diagnostici per definire la carenza di ferro nelle donne incinte.

Si fa presente che molte donne in gravidanza, pur non risultando anemiche, possono comunque soffrire di carenza di ferro, esponendo sé stesse e i loro bambini a rischi significativi senza che tale condizione sia stata diagnosticata.

Lo studio è stato condotto in Irlanda su un campione di 641 donne in gravidanza, attraverso il monitoraggio dei loro livelli di ferro in tre momenti: a 15, 20 e 33 settimane di gestazione.
I risultati hanno mostrato che nonostante nessuna delle donne fosse anemica nel primo trimestre, oltre l'80% risultava carente di ferro il terzo trimestre. I dati hanno rilevato che la carenza di ferro è un problema molto diffuso anche in contesti benestanti.

Lo studio ha indagato anche l'uso di integratori alimentari di ferro in gravidanza, inclusi i multivitaminici, tutti conformi alla dose giornaliera raccomandata in Europa: 15-17 mg. I risultati hanno mostrato che tale uso è associato ad un rischio ridotto di carenza di ferro durante tutta la gravidanza, compreso il terzo trimestre. Ciò suggerisce che l'integrazione precoce può avere un impatto positivo sulle riserve di ferro a lungo termine.

Ma il contributo forse più significativo della ricerca è stata l’individuazione di un nuovo parametro per la previsione della carenza di ferro in gravidanza. Gli autori hanno scoperto che un livello di ferritina pari o inferiore a 60 µg/L a 15 settimane di gravidanza può predire una carenza di ferro nel terzo trimestre. Tale livello critico di ferritina è associato al punto in cui l’accumulo di ferro nel feto potrebbe essere compromesso, con conseguenze sullo sviluppo neuro-cognitivo postnatale.

In conclusione, gli autori dello studio sollecitano le istituzioni a cambiare il loro approccio, raccomandando lo screening di tutte le donne incinte per la carenza di ferro, indipendentemente dalla presenza o assenza di anemia, con potenziali benefici su larga scala per la salute pubblica.

FONTE UNICA . DOCTOR 33
https://www.doctor33.it/articolo/62443/carenza-di-ferro-in-gravidanza-uno-studio-mette-in-luce-limportanza-di-un-migliore-screening