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Come alleviare i dolori del parto?

Nove mesi sono passati e si avvicina il momento del parto. Riguardo al travaglio e alla nascita esistono una serie infinita di falsi miti. In realtà siamo di fronte a due esperienze soggettive che variano da donna a donna sia nella durata che nell’effettiva percezione del dolore.
Ma che tipo di dolore si avverte nella fase preparatoria del travaglio e durante il travaglio stesso?

Intanto, verso la fine della gravidanza può talvolta capitare di sentire l’utero contrarsi. Con l’inizio del travaglio le contrazioni diventano regolari e sempre più intense, provocando dolori che in un primo momento assomigliano a forti dolori mestruali, che tendono ad aumentare man mano che il travaglio va avanti. La intensità del dolore non è sempre uguale.
Tali dolori sono causati da diversi fattori: il feto che scivola lungo il canale del parto facendosi strada, le pareti uterine che si aprono e allo stesso tempo si contraggono. Essendo l’utero ricco di terminazioni nervose, l’impulso doloroso giunge subito al cervello. Durante questa fase di dilatazione, che soprattutto per il primo figlio può essere molto lunga, il dolore può essere paragonato appunto a crampi mestruali intensi oppure ad una colica renale che interessa tutta l’area pelvica, inclusa la zona lombare, e che si irradia fino alle cosce. Con il procedere del travaglio il dolore diventa più localizzato.

Infine, durante la fase espulsiva, quella finale in cui il bambino viene alla luce, si ha una sensazione di premito sul retto come se si avesse un incoercibile bisogno di andare di corpo; le sensazioni dolorose sono acute e provengono dalla completa distensione di vulva, vagina e perineo, ma anche dall’effetto del passaggio della testina del bimbo sui nervi sacrali. Le lacerazioni perineali o l'episiotomia effettuata dall'ostetrica vengono percepite o meno a seconda del momento, della soglia del dolore e dell'elasticità muscolare.

A volte può essere necessario fare iniziare il travaglio artificialmente (ad esempio se c’è stata una rottura prematura delle membrane non seguita dall’insorgenza spontanea del travaglio di parto), oppure accelerarlo se è lento: questi interventi potrebbero renderlo più doloroso.

Tutti questi elementi fonte di dolore fanno sì che oltre il 90% delle donne chieda qualche tipo di sollievo dal dolore stesso.
Allora come potere affrontare al meglio questa vera e propria “prova”? E, soprattutto, come fare sì che la donna, nonostante il dolore atroce, conservi un ricordo solare e positivo dell’ esperienza della nascita del suo bambino?

Sicuramente è importante frequentare i corsi di preparazione al parto tenuti dalle Ostetriche. Le Ostetriche sono figure professionali che insegnano molte cose sulla gravidanza, sul travaglio e sulle cure da dedicare al neonato. In questi corsi infatti, viene spiegato cosa succederà durante il ricovero, quali interventi potranno rendersi necessari e per quali motivi. Sapere ciò che può accadere durante il travaglio aiuterà la donna a rilassarsi e a controllare meglio la situazione. Per lo stesso motivo sarà utile visitare la Struttura dove si intende partorire.

Le Ostetriche inoltre insegnano le tecniche per controllare il respiro e per affrontare le contrazioni. Inoltre potranno insegnare a muoversi meglio, ad assumere posizioni corrette nel lavoro e anche a rilassarsi, alleviando i possibili dolori di schiena che accompagnano e seguono la gravidanza.

E’ fondamentale infatti istruire le neomamme riguardo le tecniche di respirazione che sono utilissime per aiutare a gestire il dolore e per guidare meglio il proprio corpo nell’affrontare ed agevolare la nascita del bambino, riducendo inoltre naturalmente i tempi del parto grazie a spinte più efficaci effettuate al momento giusto, guidate dall’ostetrica e dal ginecologo. Inoltre la buona respirazione permette di ossigenare meglio il feto, riducendo la frequenza delle alterazioni del battito del bambino.

Altri sistemi naturali sono:

  • camminare durante la fase cosiddetta prodromica del travaglio;
  • ascoltare musica rilassante che aiuti il training autogeno;
  • usare la Gym-ball, ossia una sfera morbida di grandi dimensioni, utilizzata anche per il fitness, che consente alla futura mamma di massaggiare schiena e ventre con delicatezza compiendo movimenti oscillatori e trovando la giusta posizione e l’equilibrio ideale per sopportare le contrazioni;
  • contrarre la parte superiore del corpo, stringendo un oggetto antistress;
  • ricorrere a varie tecniche di massaggio (anche per favorire piccoli spostamenti del feto finalizzati ad ottenere la posizione ottimale per la nascita);
  • cercare la posizione più consona possibile (carponi, in ginocchio, etc…) che la donna senta più naturale e rilassante;
  • sorridere perché sta per nascere il vostro bambino!

Ma l’elemento fondamentale è sicuramente CHI ci affianca in sala parto. La scelta della persona effettuata dalla donna (partner, mamma, amica) deve essere oculata in quanto tale presenza DEVE essere in grado di infondere sicurezza tenendo lontani ansia e nervosismo.

Occorre però sottolineare ancora il ruolo svolto dalla figura professionale dell’OSTETRICA.
Il rapporto cosiddetto “ONE-TO-ONE” donna-ostetrica rappresenta la “chiave di lettura” con cui la donna vivrà il travaglio e ne conserverà un ricordo positivo o non per tutta la sua esistenza.
Infatti soltanto tale figura è in grado di sostenere, spronare, consigliare, guidare la donna in questo percorso dandole fiducia e facendole capire che ce la può fare.

Ed infine oggi esiste la possibilità di usufruire dell’analgesia epidurale, un’ancora di salvezza sicuramente psicologica, ma anche fisica che consente di non perdere le più belle sensazioni del parto senza per questo dover patire i dolori causati dalle contrazioni. Ma, proprio per l’estrema variabilità nel manifestarsi del travaglio, questa non rappresenta la panacea di tutti i mali.
L’analgesia epidurale è una tecnica medicalizzata in quanto viene effettuata dall’Anestesista che posiziona un cateterino nello spazio epidurale finalizzato a convogliare, a livello delle radici nervose che trasmettono la percezione del dolore, un anestetico. E’ efficace nel dare sollievo dal dolore senza peraltro che ci siano rischi per il bambino.
Inoltre il fatto che la madre non viva lo stress del travaglio può giovare anche al bambino.
Come complicanza potrebbe dare un rallentamento della fase espulsiva non permettendo la esecuzione di spinte efficaci da parte della madre (che non percependo il dolore in modo violento collaborerebbe meno alla spinta per favorire la progressione della testa fetale lungo il canale del parto).
Importante sottolineare che, qualora si verificasse durante il travaglio una complicanza per cui va fatto un taglio cesareo di urgenza, tale tecnica permette di intervenire più rapidamente.

In conclusione, nonostante si possa allo stato attuale delle conoscenze intervenire in diverse maniere nell’alleviare il dolore del parto, questo resta comunque un momento magico in cui la umanizzazione nella gestione del travaglio resta l’elemento fondamentale per fare sì che la donna riesca a superare lo stress nella maniera migliore per la sua serenità futura.
 

(Contributo a cura della Dott.ssa. F. Cenci - Specialista in Ginecologia e Ostetricia)


Data di pubblicazione: novembre 2011