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04/07/2022 -

OMS: le mamme che allattano sono troppo spesso il bersaglio dell'industria del latte artificiale



Secondo un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il marketing online relativo alla promozione del latte artificiale è diventato molto aggressivo: si parla di oltre 4 milioni di post pubblicati dalle aziende tra gennaio e giugno 2021, in 11 lingue e in 17 Paesi diversi.

Rispetto al passato le tecniche di vendita e persuasione sono cambiate. Grazie ad internet, i social network e gli influencer delle aziende che commercializzano latte artificiale, promuovono il suo consumo nella rete sotto forma di contenuti sempre più personalizzati, che hanno in target le donne incinta e le giovani mamme.

Spesso queste ultime sono ignare che dietro un post o un’applicazione o un servizio online si nasconda un’azienda che punta a vendere il suo latte artificiale in sostituzione dell’allattamento materno al seno, che invece, secondo l’OMS, deve essere l’unico alimento da dare al neonato nei primi sei mesi di vita.

Il report OMS riferisce di più di 229 milioni di utenti raggiunti in Rete dalle aziende produttrici di latte artificiale: il triplo rispetto agli utenti raggiunti dai contenuti informativi che promuovono invece l’allattamento al seno, postati in genere dalle organizzazioni sanitarie o no-profit.

La strategia di comunicazione più usata concerne la creazione di messaggi che sottolineano le difficoltà dell’allattamento al seno, superabili ovviamente con il ricorso al “più pratico” latte artificiale.

Secondo un’altra indagine congiunta OMS-UNICEF, oltre 1 genitore su 2 verrebbe preso di mira dal marketing delle aziende produttrici di latte artificiale nel periodo perinatale.

Ecco perché, secondo l’OMS, questo tipo di marketing aggressivo è una delle cause dei tassi non ancora soddisfacenti di diffusione dell’allattamento al seno. Un approccio che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità vìola il Codice internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno, adottato nel 1981, che vieta la prescrizione di latte artificiale alla dimissione dopo il parto .
In Italia, inoltre, è in vigore dal 2000 una circolare del Ministero della Sanità in cui si dice che «al momento della dimissione, non devono essere forniti in omaggio prodotti o materiale in grado di interferire in qualunque modo con l’allattamento al seno. Le stesse lettere di dimissioni per i neonati non devono prevedere uno spazio predefinito per la prescrizione del sostituto del latte materno equiparandolo a una prescrizione obbligatoria».

Nel mondo, soltanto il 44% dei bambini viene allattato esclusivamente al seno per sei mesi. Mentre negli ultimi vent’anni le vendite di latte artificiale sono più che raddoppiate. 

Il latte materno, come ormai dimostrato dalla comunità scientifica, è l’alimento che garantisce una crescita corretta del neonato e offre benefici anche per la salute materna. L’OMS raccomanda l’allattamento al seno esclusivo fino ai 6 mesi di vita. Tra i maggiori benefici ricordiamo ancora la riduzione della possibilità che il bambino possa contrarre infezioni e la diminuzione della mortalità su base infettiva, i ridotti tassi di malocclusione dentale, una riduzione del rischio di essere in sovrappeso o obesi da adulti. Per quanto riguarda la mamma, l’allattamento riduce il rischio di tumore al seno e alle ovaie, di diabete di tipo 2 e di osteoporosi.